Quando ci è stato è proposta questa testimonianza sul tema della “gratitudine“, stavamo per partire per l’ospedale St Joseph di Datcha in Togo, l’ abbiamo accolto con gioia, immediatamente il pensiero è andato all’invio degli Apostoli nel Vangelo di Matteo:, “E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.” E’ il capitolo che ha rappresentato il nostro orientamento di vita e oggi, anche per il viaggio che stavamo per intraprendere, un’ occasione di verifica.
Io e Alessandra provenienti da città diverse, ci siamo incontrati a Padova al CUAMM (Collegio Universitario Aspiranti e Medici Missionari) oggi rinominato Medici con l’Africa CUAMM. La grande croce, il mappamondo con l’Africa in primo piano che si stagliava sulla parete del collegio e il motto ”Euntes curate infirmos” (abbiate cura dei malati, voi che andate) è stato il faro che ci ha attratti; ne rappresentavano infatti la finalità , l’ispirazione, il senso dell’ esistere e lo scopo dell’ operare.
Scegliere di fare il medico con l’orientamento a partire per i paesi in via di sviluppo, diceva il direttore don Luigi Mazzucato, ha il significato di una risposta ad una chiamata , un orientamento di vita, curare gli infermi, prendersi cura di loro per una missione, un compito di impegno professionale alto da svolgere con spirito di servizio, quasi come un ministero sacro: è l’amministrazione di quella carità divina che predilige i poveri, si china sui sofferenti, ha a cuore i malati, si preoccupa degli ultimi; sentimenti che affondano profondamente le loro radici nella gratitudine.
Gratuità e gratitudine derivano entrambe dallo stesso tema latino di gratus e di gratia: grato,riconoscente; grazia, «grazie».
La gratitudine è quel sentimento o quella disposizione d'animo che comporta un affetto verso chi ci ha fatto del bene, nel ricordo del beneficio ricevuto e nel desiderio di poterlo ricambiare.
La gratuità, invece, è ciò che si fa o si riceve senza pagamento e senza compenso, concessi a qualcuno, in assenza di un suo merito o di un suo diritto particolare.
La gratuità ricevuta, riconosciuta attraverso la consapevolezza del proprio limite e del valore della relazione istaurata, è il fondamento della possibile gratitudine successiva che può generare a sua volta una nuova gratuità. La gratuità e la gratitudine non godono oggi di buona salute, sono sentimenti che la nostra epoca sembra aver smarrito, a vantaggio del linguaggio dei diritti.
Papa Francesco commentando in Santa Marta (Martedì, 11 giugno 2013) questo passo evangelico di Matteo ha sottolineato come la missione affidata: avvicinare gli uomini al Regno di Dio, per dare loro la bella notizia che il Regno di Dio è vicino, anzi è arrivato, ha la frase chiave nelle consegne di Cristo ai suoi: «gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»: parole in cui c’è tutta «la gratuità della salvezza». Perché — ha chiarito il Pontefice — «noi non possiamo predicare, annunziare il regno di Dio, senza questa certezza interiore che tutto è gratuito, tutto è Grazia». E tra i tanti segni di questa gratuità ha individuato in particolare la povertà e la lode a Dio.
Una povertà che nell’esercizio della professione si esprime anche nel ridimensionare la propria immagine, affinchè traspaia in noi il fratello misericordioso e attraverso noi si veda , e noi in loro, Cristo.
E’ la gratitudine ( in greco eucaristia) che nasce dal riconoscimento della gratuità ricevuta che ci fà apprezzare e gustare ogni cosa della vita e dell’amore come straordinaria , ci abitua ad averne cura e che si apre ad una gratuità donata con la forza dell’”Eccomi”; essere dono, farsi pane… Un percorso che trova pienezza evangelica quando sapremo pronunciare in libertà “Siamo servi inutili.” ( Lc 17,7-10)
La Grâce de Dieu è tra le espessioni più diffuse che si incontrano in Togo; titola spesso attività commerciali: se avessi potuto proiettare delle immagini avrei scelto quella di una bambina che portava sul capo una piccola vetrinetta contenente dei panini dolci con la scritta “Pâtisserie-la grâce de Dieu”. Ci sarebbero molti episodi da raccontare...ma il pensiero corre agli ultimi incontri.
Pochi giorni prima di partire è stata condotta in Ospedale, di notte, una ragazza di 15 anni gravida a termine, febbricitante , sofferente, agitata , spaventata, in travaglio da oltre 15 ore, con il bambino non in buone condizioni: bisognava intervenire con un taglio cesareo. Alessandra comunicò la necessità dell’intervento al marito il quale compresa la situazione e provato dalle sofferenze della moglie ha chiesto timidamente :quando? domani? Alla risposta di Alessandra che avremmo invece provveduto immediatamente, si è subito aperto in un sorriso liberatorio esclamando “Grâce à Dieu”,
In Africa il “tutto è Grazia” è particolarmente tangibile , l’africano ha un profondo senso della gratuità dei doni ricevuti perchè è principalmente orientato a vivere il momento presente sottolineandolo con il sorriso. Quanti i sorrisi ricevuti, tutti raccolti da Lorene di 18 mesi affetta da tetraplegia spastica, febbricitante, orfana ma accolta con sentimento di madre dalla nostra Suor Elisabetta Scaglioni di Redondesco; è quel sorriso che riassume quel senso di gratitudine che immediatamente si apre ad una nuova gratuità.
Credo che questo sia il vero mal d’africa , è questo cortocircuito virtuoso di gratutità ricevuta-gratitudine-gratuità ridonata: è questa quella terra rossa che ti si attacca alle scarpe ed al cuore e non si stacca più e che ti fa dire ,come salutava il mio vecchio parroco,” sia lodato Gesù Cristo”.