Al ritorno da Phalombe, un ospedale in mezzo alla foresta del Malawi che la onlus mantovana “...Con vista sul mondo”, da circa cinque anni sostiene con un suo progetto, Daniela ed io salimmo sulla Toyota di Anna, per visitare un carcere a quindici km da Blantyre (Malawi).
Con noi Padre Benito che lì avrebbe celebrato la Messa settimanale. Anna Tommasi è una missionaria laica italiana, che da circa venti anni opera in Malawi su progetti di educazione scolastica, di aiuto alle famiglie più povere, ma soprattutto si prende cura dei detenuti (“gli ultimi degli ultimi”..come lei dice) in quelle fatiscenti carceri.
Una guardia ci aprì la porta che immetteva direttamente nel cortile del carcere, dove circa centocinquanta detenuti aspettavano l'inizio della celebrazione. Uno spazio di 200mq al massimo conteneva l'immagine più desolante, più sofferente, più abbandonata di una umanità che aveva perso qualsiasi speranza in una possibile rivincita su una esistenza, a cui aveva ormai rinunciato.
La metà di loro era HIV positiva e sui loro volti la rassegnazione e lo sconforto si erano trasformati in apatia e indifferenza. Unico obbiettivo: la sopravvivenza in attesa di una possibile eventuale libertà .
Tutti semivestiti, con indumenti consunti e laceri; i più fortunati portavano ciabatte di ogni tipo in piedi già deformati.
Durante la Messa un piccolo coro di detenuti, ispirato e ancor più motivato per la presenza di stranieri, intonò canti locali struggenti e malinconici. Alla fine della celebrazione Anna distribuì a ciascuno una saponetta e un dentifricio; ai pochi che di lì a poco sarebbero usciti diede qualche indumento decente: almeno si sarebbero presentati all'uscita un po' dignitosamente! E questa è una delle tante e azzeccate idee di Anna, che ama la concretezza e la semplicità nelle sue azioni, immerse in un così grande spirito di carità.
Stavamo uscendo dal cortile quando si avvicinò un detenuto accompagnato dalla guardia che aveva diretto il coro e, con sguardo timido e imbarazzato che mal si armonizzava con quel corpo possente, ci disse che, a nome dei compagni, aveva una richiesta da fare: il dono di una piccola pianola. La musica e il canto sono l'unico vero sollievo, la sola possibilità di tornare finalmente a respirare in quell'infernale posto, dove rispetto e dignità umana non esistono. Perché canto e suono contengono una libertà che ci fa sentire meno soli e meno diversi. E migliaia di anni fa il poeta greco Euripide un giorno scrisse che “ciò che è selvaggio, disordinato e litigioso, la cetra di Apollo lo placa e addolcisce”.
Quel suono prodigioso può ispirare i canti della natura e perfino smuovere le pietre. E animare l'animo anche dell'uomo più alla deriva.
Immediatamente ci venne spontaneo promettere una pianola per Natale. La possibilità di immettere una “nota” di lieve e consolante umanità.
Saliti sul retro dell'auto e atteso qualche minuto, due giovani carcerati salivano, con una guardia, al nostro fianco. Anna ci spiegò che il direttore del carcere aveva chiesto il favore di accompagnare i due detenuti, ormai allo stadio terminale dell'AIDS, nel carcere cittadino principale di “Chichiri”, dove esiste una infermeria e dove avrebbero potuto trascorrere gli ultimi giorni della loro vita. Quello era il loro ultimo viaggio; e lo avrebbero fatto con noi.
Guardavano il tramonto del sole accarezzare le verdi e ampie distese coltivazioni di té .
Lo sguardo fisso oltre il finestrino dell'auto, in silenzio assoluto, l'espressione attonita, triste, che nascondeva una rabbia repressa, uno sconforto così profondo mitigato forse dalla speranza che quella non fosse l'ultima volta in cui avrebbero potuto pensare a un futuro .
Una volta giunti, il grande cancello esterno del carcere si aprì: ultima tappa di un viaggio terreno misterioso e terribile, a cui solo il buon Dio darà il vero significato.
E' una semplice e ordinaria storia africana di straordinaria e provocante umanità. Di quelle che i volontari operanti in Africa vivono frequentemente anche nei loro brevi soggiorni che utilizzano per
monitorare i vari progetti che vengono promossi in collaborazione con le le strutture e le autorità
locali. Si sa che la cooperazione internazionale vive un momento di “stanchezza”, di crisi condizionata dalle sempre minori possibilità finanziarie e soprattutto da uno sguardo diverso, più distratto e diffidente legato ad una maggior paura per il “diverso da noi”; la paura di vedere sottratti dai tanti poveri che si affacciano alla nostra porta i privilegi e le ricchezze che abbiamo costruito sulla loro pelle in secoli di sfruttamento e schiavitù. Compito delle nostre onlus rimanga quello di mantenere vivo nella nostra società il senso della
solidarietà, della accettazione e della condivisione della sorte dei più deboli. Piccoli gesti, piccole rinunce,un poco di disponibilità di tempo, un pezzetto di cuore.
“La musica scaccia l'odio da coloro che sono senza amore. Dà pace a coloro che sono in fermento, consola coloro che piangono”
Pablo Casal
MALAWI, OTTOBRE, 2018
Daniele Benedini
“...con vista sul mondo onlus”