Riflessioni nate da un incontro e un’intervista
Si dice che ormai viviamo in un mondo globalizzato.
Nel corso degli anni, grazie ad internet e alle varie piattaforme social, si sono accorciate le distanze geografiche, rendendo possibile una connessione, diretta e in tempo reale, con la maggior parte del mondo. Eppure, sembra sempre più difficile trovare la forza di uscire dalla propria bolla e cercare di confrontarsi con realtà diverse, toglierci il paraocchi e vedere il mondo nella sua interezza e complessità, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla nostra vita che, per quanto ci riservi sempre degli ostacoli, ha il privilegio di essere vissuta in un Paese in pace. L’indifferenza ci scorre densa nelle vene, abbiamo tutti i mezzi possibili per interessarci e informarci, ma ci sembra sufficiente leggere la testata del giornale online o i titoli di qualche post che ci capita sul feed di instagram o facebook, indignarci un po’ e poi metterci il cuore in pace, dicendo di aver fatto la nostra parte. Quando però queste realtà vengono a bussare alla porta del nostro Paese noi, insieme a tutta l’Europa. voltiamo prontamente le spalle.
Siamo Caterina e Jacopo, due scout del gruppo Mantova 7.
Grazie al servizio svolto con l’associazione “… con vista sul mondo”, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere una famiglia fuggita dall’Eritrea. È di soli cinque membri, ma racconta la realtà di un intero popolo, dominato dalla paura, da incertezze, ma anche da determinazione e grandi sogni.
La loro storia non ci ha lasciati indifferenti e ci ha spinti a scrivere questo articolo, per condividere , con quante più persone possibili, la loro esperienza e la disastrosa guerra che si sta svolgendo in Eritrea e in Etiopia, nella più totale indifferenza dei media.
Qui abbiamo raccolto le testimonianze del viaggio che ha portato questa famiglia a lasciare la propria casa in Eritrea, fino ad arrivare in Italia, a Mantova, attraverso un corridoio umanitario organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. L'Eritrea è un Paese, da anni, dilaniato da conflitti interni e con gli Stati confinanti; è affidato ad un governo autoritario che controlla e influenza pesantemente la vita dei suoi cittadini, in un clima di paura e povertà.
Il primo a lasciare casa è stato Thomas, il figlio più giovane. Egli ha approfittato dell’apertura dei confini per un mese, nel 2018, per raggiungere in autobus l’Etiopia, dove si rifugiano la maggior parte di coloro che lasciano l’Eritrea in cerca di un futuro migliore. Rimanere a casa avrebbe infatti significato dover interrompere gli studi per essere arruolato permanentemente nell’esercito.
Tutti i ragazzi eritrei e tutte le ragazze eritree, per poter concludere il ciclo di studi secondari, devono prestare un anno di servizio militare, e coloro che non riescono a superare gli esami vengono arruolati a vita.
La seconda a partire, 10 mesi dopo, è stata Soliyana, con il figlio di soli sei mesi sulle spalle. Anche lei voleva evitare il servizio militare. I confini erano già stati richiusi ed ora erano sorvegliati. I soldati non volevano farla passare. Così dopo aver aspettato a lungo, non conoscendo la via, si aggregò ad un gruppo di persone che tentavano di passare di nascosto. Ci riuscirono. Però la strada per arrivare in Etiopia era ancora lunga. Dopo tre ore sotto il sole cocente, tra salite e discese, con Even sulle spalle, è arrivata in un punto dove passavano i pullman e ha raggiunto così il fratello Thomas, a casa della zia.
Non tutti riescono a passare senza problemi. I militari sorvegliano costantemente il confine eritreo e chi viene catturato, mentre cerca di fuggire, viene scortato a piedi fino a dei campi di prigionia e lavoro. Lì le persone vengono trattenute a tempo indeterminato: si tratta di campi all'aperto, circondati da militari, in cui sono stipate circa 5000 persone, nutrite da tre porzioni di lenticchie al giorno. L’unico modo per farsi rilasciare è la certificazione di una malattia o di una particolare condizione fisica.
Nel settembre del 2019 è partito anche l'ultimo fratello, Temesgen, rimasto fino ad allora per concludere il ciclo di studi, che l’aveva successivamente portato ad essere mandato a lavorare come maestro in una scuola vicino alla regione del Tigray. Per raggiungere il posto di lavoro doveva percorrere in bicicletta una strada di due ore, molto pericolosa in quanto vicina al confine. Il suo stipendio era molto basso, a malapena sufficiente per mantenersi. Giunto anch’egli alla conclusione che sarebbe stato meglio uscire dall'Eritrea, partì per raggiungere i fratelli in Etiopia dove si delineava una prospettiva migliore anche se, come rifugiati, non avrebbero potuto lavorare o studiare come desideravano. Almeno, però, potevano vivere senza la costante paura di essere costretti a combattere. Sapevano già che non sarebbero potuti rimanere per sempre in Etiopia, perché anche lì la situazione era instabile.
La guerra interetnica è scoppiata esattamente un anno fa nell'Etiopia del primo ministro, e paradossalmente premio Nobel per la pace 2019, Abiy Ahmed. I minoritari ribelli tigrini alleatisi con quelli oromo della maggiore etnia del paese, ormai lanciati alla conquista della capitale, Addis Abeba, facevano scattare lo stato di emergenza, tra le denunce dell'Onu sugli orrori perpetrati da entrambi le parti.
Infine, per l’ Etiopia è partita anche Tsige, la madre di Temesgen, Solyana e Thomas. Lei è riuscita a passare regolarmente, nonostante alcune difficoltà. I documenti necessari all'espatrio li avrebbe dovuti firmare il marito, assente da dieci anni, in quanto malato in gravi condizioni in Svezia, anche lui fuggito dalla vita militare. È stato necessario trovare dei testimoni che affermassero che lei effettivamente manteneva da sola la famiglia e farsi inviare, direttamente dalla Svezia, la documentazione sanitaria del marito che ne confermasse l'infermità. Finalmente anche Tsige passò il confine. In Eritrea la madre aveva lavorato un po' come infermiera, in una clinica gestita da suore, prima che venissero chiusi tutti i centri religiosi. La casa, in cui abitava la famiglia, aveva un affitto basso perché era proprietà di parenti. Ciò le permetteva di mantenersi con il poco che riceveva dagli stipendi statali. Tutti speravano che in Etiopia avrebbero avuto più possibilità. C'era molta buona volontà ma poco di concreto. Infatti, essendo rifugiati, per loro l’unica possibilità di trovare impiego era lavorare in nero, in quanto non disponevano dei documenti necessari. Non potevano andare in Svezia perché il padre era malato in ospedale. Inoltre, essendo tutti i figli maggiorenni non c'era per loro la possibilità di entrare in quel Paese.
Due mesi dopo l’arrivo della madre in Etiopia, grazie ad un corridoio umanitario organizzato dalla Comunità di S.Egidio, per interessamento delle parrocchie del centro cittadino di Mantova, Temesgen, Solyana, Thomas e il piccolo Even sono partiti dall’Etiopia il 13 novembre 2021, per giungere in Italia, Si sono lasciati alle spalle alcuni amici in Etiopia e altri, divenuti militari, in Eritrea. Alcuni loro amici erano fuggiti, tentando la strada per la Libia, altri sono morti nel percorso verso il Sudan, altri in mare … gli ultimi rimasti nel Corno d’Africa stanno aspettando che alcuni parenti in Canada e negli Stati Uniti li portino via.
Ora Even, Solyana, Temesgen, Thomas e Tsige stanno bene e sperano di riuscire a crearsi un futuro e rendersi indipendenti. Per loro il dono più grande ricevuto è essere riusciti a rimanere uniti in famiglia. Nonostante sentano la mancanza del proprio Paese d’origine, la tranquillità e la consapevolezza di non dover avere paura di vivere è per loro un sollievo. Qui possono iniziare di nuovo la loro vita, scrivere una nuova pagina, anche se le difficoltà non cessano: si ritrovano in un ambiente completamente estraneo, a partire dalla lingua fino alla cultura. Inoltre, i titoli di studio da loro conseguiti in Eritrea non è certo che vengano riconosciuti come validi e consentano quindi di continuare gli studi.
Le loro vite e la loro storia sono il riflesso di una realtà che appartiene a migliaia di persone che non sempre riescono a raggiungere la propria meta, perché il vero viaggio non comincia quando salgono sull’aereo o sul barcone che porta verso le nostre sponde, ma comincia nel momento in cui lasciano la propria casa, per accingersi ad attraversare confini e deserti, spinti dal desiderio di una vita nuova e libera.
Queste realtà, non presentate dei media, sono conflitti nascosti che si consumano nel silenzio del resto del mondo. Di essi le grandi potenze, che li definiscono come ‘solo guerre etniche e religiose’, spesso sono complici.
Allo stesso tempo, chi riesce a sfuggire e arriva alle porte dell’Europa si ritrova in una società spesso restia all’accoglienza e alla vera integrazione, sia a causa della mala gestione di tutto il sistema che dovrebbe garantirle, sia perché ormai il tema dell’immigrazione è diventato una delle colonne portanti della propaganda politica, utilizzato spesso impropriamente e in maniera semplicistica e superficiale per trovare un “nemico” comune su cui poter scaricare la colpa di tutti i problemi.
Oggi possiamo affermare di avere la possibilità di ricercare autonomamente la verità e costruirci un'opinione nostra, che vada al di là delle rare notizie che si sentono al telegiornale e agli slogan propagandistici che invadono la scena politica, si tratta solo di trovare la volontà di scavare più a fondo per poter avere una visione più completa di cosa voglia dire vivere nel mondo che si trova al di là della soglia di casa nostra.
Caterina e Jacopo
favorire l’ accoglienza e l’inserimento sociale, economico, relazionale dei richiedenti asilo (art. 4 comma 1 Statuto della o.d.v.), giunti tramite contatti tra Caritas Mantova e Comunità di sant’Egidio o tramite Ambasciata.
Nome del micro-progetto:
NOI E LORO: UN’ESPERIENZA DI RECIPROCITA’
In rete con i gruppi Caritas delle parrocchie di San Barnaba, Ognissanti, Sant’Andrea, San Pietro
e con il gruppo scout MN7
Paese d'intervento:ITALIA
Luogo esatto del progetto:MANTOVA
OBIETTIVI
Obiettivo generale: favorire l’ accoglienza e l’inserimento sociale, economico, relazionale dei richiedenti asilo(art. 4 comma 1 Statuto della o.d.v.), giunti tramite contatti tra Caritas Mantova e Comunità di sant’Egidio o tramite Ambasciata.
Obiettivi specifici
1.PRIMA ACCOGLIENZA: accoglienza a Roma e trasporto, accompagnamento, indicazioni generali
1.1. pulizia e arredo di una casa che li ospiti
1.2.accompagnamento giornaliero per un primo approccio conoscitivo, per indicare le modalità di uso di detergenti, attrezzi da cucina, etc., e relazionale: prima conoscenza, anche del bambino presente
1.3.arredo della casa affittata dall’u.p. del centro di MN (ricerca, acquisto, trasporto mobili e tutto ciò che serve in una casa)
2.Progressivo raggiungimento di una relazione di EMPATIA e accompagnamento nelle prime forme di relazione sociale
2.1.relazione di fiducia e affidamento reciproco
2.1.inclusione nella vita comunitaria, anche giovanile
2.2.graduale inserimento del bambino nell’ambito scolastico
3. Attenzione agli ASPETTI PSICOLOGICI delle personalità che hanno vissuto sofferenze e violenze
4.ALFABETIZZAZIONE:sostegno nell’apprendimento della lingua italiana
4.1.Immediato inserimento in “Scuola senza frontiere” di MN
4.2.Attività di sostegno all’apprendimento
5. Inserimento nel MONDO DEL LAVORO: raggiungere una autonomia anche economica della famiglia, individuando i percorsi formativi/scolastici e lavorativi più consoni
6.riconoscimento della TUTELA SANITARIA
7.riconoscimento GIURIDICO della presenza della famiglia in Italia
ATTIVITA'PREVISTE PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI
In relazione agli obiettivi specifici si prevedono le seguenti attività:
1.Rispetto all’Obiettivo Specifico 1.1.:spesa, raccolta e trasporto dei complementi d’arredo di prima necessità (asciugamani, lenzuola etc., lavoro di una squadra di donne dedita allo sgrassare, pulire arredi e pavimenti dell’abitazione provvisoria
1.2:visita di una persona al giorno nella casa, accoglimento di istanze e spiegazioni varie, inizio di un dialogo di conoscenza, fondato su stima reciproca
1.3:-acquisto, raccolta di materiale gratuito per l’arredo di un appartamento affittato
-Pulizia della casa
-Ricerca di una modalità idonea ed economica per trasportare, caricare e montare I mobili individuati fino al quinto piano; se possible, utilizzare le competenze nel montaggio dei mobili di persone conosciute.
2.Rispetto all’Obiettivo Specifico 2:
2.1.accompagnamento nelle prime uscite, per un primo orientamento nella città: previsione di uscite con la famiglia e dei giovani con altri giovani (scout MN7)
2.2.verifica della future possibilità di inserimento del bambino in una scuola materna (gruppo corridoio umanitario)e approccio ai bambini di pari età di Even, grazie al contributo di 2 giovani scouts MN7 in servizio extraasssociativo (secondo una precisa programmazione, a seguito di necessaria preparazione)
3.Rispetto all’Obiettivo Specifico 3:individuazione di una psicologa specializzata nell’inserimento di stranieri e sostegno psicologico a vittima di soprusi e violenze e suo inserimento nella dinamica familiare
4.Rispetto all’Obiettivo Specifico 4:
4.1Una docente dell’o.d.v.suppplisce alla Scuola senza Frontiere nel periodo necessario, sostenenedo il percorso di acquisizione della certificazione, dietro esame sostenuto presso “Scuola senza frontiere”( ad opera del Corridoio umanitario delle Parrocchie)
5.inserimento nel MONDO DEL LAVORO:
5.1.raccolta di informazioni su: -possibile riconoscimento dei titoli già acquisiti in Eritrea e modalità di presentazione
5.2.individuazione dei “desiderata” dei ragazzi
5.3.accompagnamento nel processo di istruzione/formazione e di ricerca del lavoro
6AMBITO MEDICO SANITARIO:
6.1.richiesta della tessera sanitaria
6.2.iscrizione al servizio medico di base e scelta del medico
7. AMBITO GIURIDICO LEGALE:
7.1 espletamento delle pratiche relative al riconoscimento dello status di rifugiati e reletivi permessi, attraverso il sostegno legale volontario
7.2 espletamento delle pratiche che si rivelassero necessarie al riconoscimento dello status di rifugiato ad una sesta persona, attraverso il sostegno legale volontario
Tutte le attività abbisognano di volontari disponibili al raggiungimento degli obiettivi, garantendo sostegno in ogni ambito
INDICATORI DI RISULTATO
1.Rispetto all’Obiettivo Specifico1
1.1:verifica della presenza del necessario per la famiglia
1.2:contatti quotidiani con la famiglia, iniziale rapport di confidenza e fiducia reciproche
1.3:ingresso, entro la metà di dicembre, della famiglia nella propria casa
2.Rispetto all’Obiettivo Specifico 2:
2.1.capacità dei componenti la famiglia di stabilire relazioni autonome con l’esterno
2.2.verifica dell’ inserimento positivo del bambino in un gruppo
3.Rispetto all’Obiettivo Specifico 3:
Relazione psicologica periodica, prevalentemente su un soggetto fragile della famiglia; progressivo superamento dei trauma subiti
4.Rispetto all’Obiettivo Specifico 4:
Raggiungimento della certificazione della lingua italiana necessaria per una eventuale prosecuzione degli studi e/o per l’inserimento nell’attività lavorativa
5.Rispetto all’Obiettivo Specifico 5:
Garanzia di un lavoro entro pochi anni
6. Rispetto all’Obiettivo Specifico 6:
Vaccinazione Covid
Garanzia di un’assistenza sanitaria adeguata
7. Rispetto all’Obiettivo Specifico 7:
Emissione di carte di identità, passaporti che li rendano cittadini a pieno titolo
BENEFICIARI
diretti: famiglia ospite
indiretti:tutti coloro che avranno la disponibilità di donare un po’ di se stessi e di ciò che hanno, non solo in termini economici, costruendo una relazione fraterna, di reciproco dono e scambio
PARTNERS
1.Gruppi Caritas delle parrocchie suddette di Mantova
2.Gruppo scout MN7
RESPONSABILI PROGETTO (o parti di esso)
Settore Eritrea della o.dv. “…Con vista sul mondo”: punti 1,2,4,6
Gruppi caritas ( Don renato Pavesi e don Riccardo Gobbi): punti 3,4,5,6,7,
SCOUTS MN 7: punti 1.2, 2
DURATA TRIENNALE
E se provassimo ad aderire a una proposta di solidarietà partecipata, che non si riduca a pura elemosina?
PROGETTO LA SCUOLA PER TUTTI:
I COMPITI A CASA, OPPORTUNITA’PREZIOSA
L’Associazione”…Con vista sul mondo o.d.v.” di Mantova (cfr. art.4 dello Statuto), osservato come in tutte le classi delle scuole di ogni ordine e grado siano presenti alunni stranieri che spesso soffrono a causa di una situazione di emarginazione, non solo culturale, ma anche relazionale, ha predisposto un progetto,in collaborazione con una delle scuole interessate, la tazzoli di MN, un AIUTO AI COMPITI per i bambini stranieri della scuola primaria, proprio per cercare di arginare il divario culturale rispetto ai compagni , con lo scopo di sostenerne una crescita sana, attraverso l’accesso ad opportunità educative.
-consentire di migliorare il benessere dei bambini stranieri e la loro capacità di percepirsi ed essere pienamente integrati nella propria comunità scolastica e territoriale;
Come?
Attraverso
Spiegazione e illustrazione delle lezioni, al fine di comprendere il senso e il valore delle attività richieste a casa, se necessario, anche attraverso l’ausilio di un mediatore culturale
Aiuto individuale allo studio, peer education, ove possibile
Risultati raggiunti:
I bambini affidatici dalle docenti hanno compiuto un passo importante verso tale finalità: ce lo confermano i feedback: questionario di soddisfazione da parte dei bambini, giudizio dei docenti, risultati che abbiamo potuto verificare noi stessi. E la "Caccia al tesoro" finale ne è stata la prova: un gioco vissuto in spirito di collaborazione tra le squadre, che hanno coinvolto tutti in modo trasversale, e in cui tutti hanno potuto esprimere anche le conoscenze e competenze acquisite: una grande, semplice festa per tutti
Segreteria: Via Albertoni 4C - 46100 Mantova (MN)
tel. 331 879 83 96 - info@convistasulmondo.org
Orario apertura sede: sabato mattina su appuntamento dalle ore 9 alle ore 12
Sede legale: Viale Albertoni, 4/C - 46100 Mantova
Organizzazione di Volontariato costituita ai sensi della L. 266/’91
iscritta al n. 94120 del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore- C.F. 93051300205